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Bologna EpiDoc Workshop 2019
Bologna, 27-31 maggio 2019
Resoconto di Matteo Rivoli
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Bologna, 12-14 settembre 2016
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Bologna, 27-31 maggio 2019
Resoconto di Matteo Rivoli
Dopo una pausa di oltre tre anni, ha felicemente riaperto i battenti l’iniziativa didattica dell’EpiDoc Workshop, la cui sesta edizione* si è svolta presso il Dipartimento di Storia Culture e Civiltà dell’Università di Bologna (Via Zamboni, 38). Nella rassicurante penombra di una sede quanto mai appropriata – l’aula Marco Celio, intitolata al centurione romano (nonché bononiensis) che qui è ricordato attraverso il calco della rispettiva stele funeraria – un gruppo di 16 studenti e studiosi è stato introdotto all’utilizzo del metalinguaggio XML e alle sue molteplici applicazioni, a partire dalla veste EpiDoc. Lo scopo? Apprendere le competenze di base per l’editing digitale dei testi antichi, affacciandosi così ad un orizzonte di ricerca relativamente nuovo, che dall’inizio degli anni Duemila ha via via rivelato tutte le sue potenzialità. La vocazione inclusiva e, si direbbe, open access propria del mezzo informatico è stata rispecchiata, in concreto, dalla composizione stessa del team di fruitori, formato sia da allievi dell’Alma Mater che da colleghi provenienti dalle Università di Bari, Milano, Parma, Roma Tre e Venezia. Una squadra eterogenea, dunque, assistita da un preparatissimo e disponibilissimo staff di supervisori.
Il corso, distribuito su cinque giornate (dal 27 al 31 maggio), è risultato scandito da introduzioni teoriche e da sessioni di addestramento pratico, al fine di fornire una panoramica quanto più completa ed efficace degli argomenti affrontati. Di volta in volta ciascun partecipante, dopo aver ricevuto essenziali linee guida corredate da esempi puntuali, ha avuto modo di esercitarsi in autonomia per mezzo del proprio personal computer e con il costante supporto dei tutors. Pur restando all’interno di un programma prestabilito, inoltre, non è mancato lo spazio per l’iniziativa individuale, dal momento che in molteplici occasioni è stata data la possibilità di selezionare liberamente il materiale su cui operare, traendolo da apposite liste di iscrizioni greche e latine.
Durante il primo giorno di lavoro, limitato alla mattinata, la dott.ssa Alice Bencivenni (organizzatrice del Workshop e ricercatrice a Bologna) ha avviato le attività presentando un breve resoconto storico dell’iniziativa, dalla sua genesi teorica per intuizione di Tom Elliott, nel 1999, fino alle più recenti realizzazioni in forma laboratoriale a Bologna, tra 2011 e 2016. L’excursus ha permesso di avviare una riflessione sull’utilità delle Digital Humanities e sugli obiettivi che esse si prefiggono: avvicinare i non specialisti alle discipline storiche; garantire la sopravvivenza e la trasmissibilità di testi antichi; favorire la circolazione e l’indicizzazione di informazioni sensibili ai fini della ricerca scientifica. Giuditta Mirizio (Heidelberg Universität) ha quindi esposto i principi d’uso dello standard EpiDoc, un sistema di marcatura semantica espresso in XML (eXtensible Markup Language), conforme a TEI (Text Encoding Initiative) e basato sui segni critici di Leida: uno strumento, insomma, appositamente pensato per l’epigrafia, ma dotato di una versatilità sufficiente per poter essere applicato ad ogni genere di scrittura antica, comprese quelle di tipo papirologico e numismatico. La parola è infine passata ad Irene Vagionakis (Università Ca’ Foscari, Venezia), la quale ha condotto il gruppo a familiarizzare con Oxygen XML Editor, un software multifunzionale capace di rendere più snella ed intuitiva la codifica in XML.
La seconda giornata è stata nuovamente inaugurata da A. Bencivenni, che ha completato il quadro della sessione precedente con una presentazione sulle linee guida di EpiDoc (EpiDoc guidelines), consultabili in rete e indispensabili per orientarsi nell’infinita selva dei marcatori semantici (tags) e dei relativi attributi. Marta Fogagnolo (Università di Pisa) e I. Vagionakis hanno quindi approfondito aspetti strutturali di una “canonica” edizione critica di tipo EpiDoc, chiarendone la suddivisione interna (metadati descrittivi e bibliografici, testo, apparato, traduzione, etc.) e illustrando in che modo lo standard EpiDoc vada ad uniformare le diverse convenzioni editoriali adottate per la resa dei segni critici. Testi alla mano, la mattinata si è conclusa con un’esercitazione pratica specificamente incentrata sul trattamento dei simboli e delle abbreviazioni epigrafiche. Rigenerate le forze grazie al primo step di una lodevole serie di rinfreschi luculliani, i partecipanti hanno ripreso le attività nel primo pomeriggio, che ha visto riproporsi la medesima scansione organizzativa: dopo alcuni accenni teorici sulla resa in EpiDoc di lacune, peculiarità di layout e brani metrici (sempre a cura, rispettivamente, di A. Bencivenni, I. Vagionakis e M. Fogagnolo), si è lasciato ampio spazio all’addestramento individuale su Oxygen XML Editor.
Il terzo giorno è iniziato secondo la routine ormai ben acquisita e collaudata, ovvero con le presentazioni dei tutors a proposito dell’indicizzazione terminologica (I. Vagionakis), dei marcatori per parole, nomi propri e luoghi (M. Fogagnolo) e dei concetti di certainty e precision (A. Bencivenni), cui ha fatto seguito una sessione di esercitazione pratica sulla documentazione. Con l’arrivo del pomeriggio un nuovo elemento si è aggiunto al già affiatato team dei coordinatori: Pietro Liuzzo, ricercatore presso l’Università di Amburgo, ha positivamente travolto il suo giovane uditorio con una lezione sull’ODD (One Document Does it All), il documento di sistema che permette di produrre versioni personalizzate del TEI e che, quindi, sta alla base di qualsiasi progetto a matrice XML (come, appunto, lo stesso EpiDoc). A seguire, G. Mirizio ha dato avvio ad una gradita incursione nel mondo della papirologia digitale, introducendo il sito Papyri.info e le sue componenti, ed esponendo i principi d’uso della sintassi Leiden+, che, a differenza del linguaggio XML, non fa uso di veri e propri marcatori. Forti di queste nuove competenze, gli studenti hanno iniziato a codificare in forma aggiornata alcuni testi papiracei, che nel corso dei due incontri successivi sono stati poi caricati con successo sulla piattaforma PE (Papyrological Editor), dove saranno sottoposti a revisione.
La quarta giornata si è aperta con una panoramica generale – ancora a cura di P. Liuzzo – sui più utili e validi strumenti per la pubblicazione in Rete di file XML, come TEI Publisher, CETEIcean, CapiTainS, GitHub Pages ed EFES; quest’ultimo, acronimo di EpiDoc Front-End Services, è stato poi brevemente approfondito da I. Vagionakis, in quanto prodotto accessibile anche con conoscenze informatiche di base. Sono quindi proseguite le esercitazioni sulla marcatura EpiDoc, allo scopo di allineare i metadati testuali di alcune iscrizioni ai vocabolari forniti dal database epigrafico EAGLE, così da ottenere rimandi univoci e puntuali rispetto a termini o espressioni indicanti, per esempio, la tecnica di realizzazione di un’epigrafe o il materiale del suo supporto. Il pomeriggio è stato dedicato ad un’ulteriore sessione di addestramento, incentrata sulla trasformazione dei file XML in prodotti pressoché finiti, grazie alle direttive del cosiddetto XSLT (eXtensible Stylesheet Language Transformation): A. Bencivenni si è occupata di mostrare come convertire un file XML in un file HTML tramite Oxygen, mentre I. Vagionakis ha illustrato in che modo utilizzare EFES per intervenire sui fogli di stile (stylesheets) di un documento EpiDoc, modificandone a piacere la resa “grafica” finale; P. Liuzzo ha chiuso il cerchio introducendo al funzionamento di XPath, un linguaggio di interrogazione usato per individuare i nodi sintattici all’interno di un documento XML.
Il quinto ed ultimo giorno ha visto i partecipanti del Workshop impegnati in un compito conclusivo e gratificante, idealmente concepito come coronamento dell’intera esperienza: la creazione autonoma di un proprio elaborato EpiDoc. Dopo aver scelto un’iscrizione, e potendo contare soltanto su un file di partenza contenente “l’impalcatura” del progetto, ogni studente ha iniziato – e, in alcuni casi, terminato – la codifica in XML di una vera e propria edizione critica, mettendo in pratica tutti gli insegnamenti acquisiti dall’inizio della settimana. Il lavoro, a cui si è scelto di dedicare per intero le ore rimaste, ha rappresentato una proficua occasione per risolvere dubbi, colmare lacune, consolidare concetti e, ovviamente, acquisire nuove nozioni. I momenti finali del pomeriggio sono stati riservati ad un doveroso e costruttivo confronto, nel quale ognuno è stato libero di esprimere un personale giudizio sul Workshop, sottolineandone i punti di forza e gli aspetti migliorabili. La discussione, da cui sono emerse anche alcune idee per arricchire le future edizioni, si è conclusa con un giudizio di unanime consenso sulla piena riuscita dell’esperienza, che è stata apprezzata in particolare per la capacità di aprire nuovi orizzonti rispetto ad un settore – quello delle discipline storiche – che più di altri necessita di rimanere “al passo coi tempi”. Dopo aver ringraziato gli organizzatori per la grande cordialità e disponibilità, il gruppo di lavoro si è infine sciolto con un applauso di commiato.
*per le precedenti edizioni sono consultabili dalla pagina web del Siteg (sezione News & Resoconti) i resoconti di A. Bencivenni (2011), S. Tropea (2013), G. Mirizio (2014), M. Fogagnolo (2015) e I. Nicolino (2016).